VENTICINQUE ANNI DOPO

MuroAvevo 22 anni quando il 9 novembre del 1989 cadde il Muro.
Ricordo quelle immagini trasmesse in diretta alla televisione, contagiose di un travolgente entusiasmo anche per noi che, seppur lontani più di mille chilometri da Berlino, vivevamo quei momenti con grande intensità.
In poche ore si sgretolò, in maniera del tutto pacifica e festosa, quello che per quasi trent’anni aveva rappresentato il simbolo tangibile della forzata divisione del mondo in due blocchi contrapposti.
Quella sera il mondo cambiò. Prospettive fino ad allora impensabili iniziavano a materializzarsi davanti ai nostri occhi. Un nuovo futuro in un mondo più libero, più unito e più maturo. L’inizio di un lungo periodo di pace e crescita economica e sociale dove svaniva la tensione di un sempre imminente conflitto. Una nuova frontiera dell’umanità.
Eravamo giovani, saremmo sicuramente vissuti in un mondo migliore.
Poi però le cose andarono in maniera diversa. Le guerre continuarono ad esserci. Ci fu un atroce genocidio nel cuore dell’Europa che riportò il Continente ai momenti più bui della metà del ventesimo secolo. Poi il Ruanda. Il Darfur. La guerra del Golfo. L’attacco alle torri gemelle. La “guerra preventiva”. I fondamentalismi.
Anche la crescita economica si realizzò in maniera diversa da come si poteva immaginare. Scomposta, compulsiva, non in armonia con l’ambiente e tantomeno con quella che poteva essere una nuova crescita sociale. Lontana dalle effettive esigenze delle persone. Produrre sempre di più e creare nuovi falsi bisogni per sostenere la produzione stessa.
E poi la trasformazione da cittadini a consumatori. Con diritti sacrificati sull’altare della competitività, del mercato globale e in parte sostituiti dalla capacità al consumo. La svalutazione del lavoro. L’apparenza che prevale sulla sostanza. L’individualismo esasperato (e sapientemente inculcato nella nostra società) che paradossalmente ci ha portato a rinunciare alla vera libertà di autodeterminare la nostra esistenza.
Tutto ciò con Governi sempre meno determinanti e determinati nel disegnare il futuro della società.
È passato un quarto di secolo da quel 9 novembre del 1989.
La verità è che la caduta del Muro, ancora impressa nelle nostre menti, rimane ancora oggi un valido punto di inizio. In modo particolare in questo lungo periodo di crisi totale in cui stiamo vivendo e che forse è il risultato della direzione sbagliata presa dopo quell’autunno di 25 anni fa.
Oggi celebrare quel momento storico deve essere l’occasione per rigenerare l’entusiasmo delle grandi aspettative che lì nascevano e allo stesso tempo per far maturare la consapevolezza di ciò che dopo di allora non è stato. Tutto ciò per riappropriarci della convinzione che pace, rispetto dell’ambiente, lavoro, dignità, diritti e libertà rimangono i grandi tasselli su cui fondare il nostro futuro.

VENTICINQUE ANNI DOPOultima modifica: 2014-11-08T22:10:42+01:00da frafederico
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