RIFLESSIONI DEMOCRATICHE – Il nuovo Senato. La consapevolezza della corruzione. Un grande partito.

40,8Ho voluto prendermi il tempo che consideravo necessario prima di scrivere queste mie brevi riflessioni che prendono spunto principalmente dalla partecipazione all’Assemblea nazionale del PD svoltasi nei giorni scorsi a Roma.

È stata sicuramente l’Assemblea del “caso Mineo”. Della improvvisa (e criticabile) sostituzione in commissione Affari Costituzionali del senatore siciliano in seguito alle perplessità da lui manifestate sulla proposta di revisione del Senato formulata dal Governo, e della successiva autosospensione di 14 senatori.
L’impressione, non positiva, è che nel suo intervento il segretario abbia cercato di far passare come una forma di ricatto, da parte di una minoranza, quella richiesta di maggior confronto sulle riforme costituzionali. Come se la manifestazione di legittime perplessità sulla opportunità di un Senato non elettivo, così come proposto dal Governo, sia da considerarsi come una grave azione conservatrice atta a boicottare le riforme stesse.
E qui nasce la grande incomprensione. Si è voluta marcare una divergenza di opinione sull’inopportunità che una Camera Alta non sia più direttamente controllata dal voto popolare, spacciandola come una resistenza al superamento del bicameralismo, così come finora inteso, che nei fatti non esiste.
L’ha detto in maniera chiara Walter Tocci (uno dei senatori autosospesi) nel suo applauditissimo intervento in Assemblea: “Caro Matteo, nel tuo intervento hai alzato la voce contro chi vuole conservare il bicameralismo perfetto. Con chi ce l’avevi? In questa sala non vedo nessuno che voglia conservarlo. Forse hai dato una sberla alle mosche…”
È una fase importantissima. Bisogna essere in grado di far convivere il principio della maggioranza con quello del pluralismo interno.
Personalmente concordo con chi non coglie l’esigenza di un Senato di secondo livello. Tutto dipende da quali competenze si vogliano ad esso assegnare con la riforma.
Infatti, se si volesse definire per il Senato un ruolo di fatto consultivo, senza competenze legislative, potrebbe addirittura non aver più senso la sua stessa esistenza. Si superi definitivamente il bicameralismo.
Se invece, come sembra, gli si vuol mantenere competenze legislativa, addirittura di revisione costituzionale, allora l’elettività diretta della Camera Alta è prerogativa indispensabile per assicurare il giusto livello di garanzia.

Era anche la prima Assemblea dopo i gravi fatti relativi all’Expo di Milano e al Mose di Venezia.
La corruzione. Matteo Renzi ha lanciato un appello in Assemblea: «Se c’è qualcuno di noi che sa, parli». Ma su questo scottante tema è richiesto un impegno molto più grande.
Il dilagare della corruzione costituisce il grave problema morale non solo della politica ma dell’intero Paese. Costituisce anche il vero spread tra noi e il resto dell’Europa. Un fenomeno che abbatte la nostra credibilità all’estero tenendo lontani molti investitori e che incide direttamente sulla finanza pubblica.
Un fenomeno inaccettabile (“traditori”, sostiene il Segretario) che per essere contrastato con efficacia necessita di urgenti azioni forti e convinte. Partendo da subito da un  allungamento dei termini di prescrizione per i reati legati alla corruzione fino ad arrivare alla certezza della pena come principale azione deterrente.
Si deve creare quella chiara percezione che chi corrompe o si fa corrompere non può avere la possibilità di farla franca.
C’è anche un’altra riflessione fondamentale da fare. Anche se non necessariamente collegata alla precedente. Che può essere fraintesa o che può strumentalmente dare vita a dei fraintendimenti. Ma ciò non toglie che sia importante sollevarla.
Bisogna essere consapevoli che il malaffare non ha preferenze politiche. Cerca di insinuarsi dove è il potere.
Ciò vuol dire che bisogna avere la consapevolezza che un partito che ottiene un alto consenso e che, per quella che è l’attuale debolezza degli altri soggetti politici nazionali, è probabile che determini le scelte di governo del Paese a tutti i livelli per diverso tempo, debba necessariamente alzare la soglia di attenzione per difendersi da questo fenomeno.
Per tenere alta questa soglia di attenzione è necessario essere assolutamente intransigenti in tutte le nostre azioni.
Siamo sicuramente e convintamente un partito garantista. Tutti i cittadini sono da considerarsi innocenti finché una sentenza passata in giudicato non sancisca diversamente. Ciò vale certamente anche per quei cittadini che si dedicano alla politica. Ma ciò non toglie che al nostro interno si dovrebbe accettare l’idea che quando un tesserato viene indagato per reati contro la pubblica amministrazione, sia automaticamente da considerare sospeso fino al giusto chiarimento della propria posizione.

Era soprattutto la prima Assemblea dopo le elezioni europee che hanno visto il PD ottenere un risultato immenso con quel 40,8% di consensi che ha entusiasmato tutti quanti noi.
Quel 40,8% che dominava lo sfondo del palco e che è stato anche l’abile intercalare utilizzato da Matteo Renzi durante tutto il suo intervento.
La prima sensazione (positiva) è che indubbiamente il PD, grazie anche alla nuova generazione di dirigenti, si sia elettoralmente sdoganato.
Credo che questo possa voler significare che si sta compiendo l’auspicato passaggio alla nuova generazione democratica. Il PD non viene più percepito dagli elettori come un partito di “ex” o di “post” ma finalmente come un nuovo soggetto politico, moderno e democratico, che può stare al passo con le esigenze della società di oggi.
La seconda impressione è che l’elettorato è sempre meno fidelizzato.
Probabilmente tra gli elettori si sente sempre meno l’”obbligo a prescindere” di sostenere una parte, o solo di stare contro un’altra parte. Questo può valere non solo per chi ha deciso di esercitare il diritto di voto ma anche per chi ha deciso di non farlo, astenendosi.
Ci si sta indirizzando verso una sempre maggiore superficialità nell’esprimere (o non esprimere) la propria preferenza, magari basandosi prevalentemente su motivazioni emozionali? O si sta andando verso quel (auspicabile) “compimento democratico” nel quale i cittadini esprimono la propria scelta in maniera matura, valutando le proposte dei soggetti politici e giudicando i risultati ottenuti (o meno) con sempre meno preclusioni?
Forse finalmente il voto sta diventando sempre più libero e può essere conquistato con credibilità e con proposte politiche migliori.
Ovviamente in uno scenario del genere, il consenso elettorale può variare significamene in maniera più rapida che in passato.

A questo punto diventa necessario capire se e come deve essere riconcepito il ruolo di un partito che oggi rappresenta il 40% del consenso elettorale.
Sicuramente non può limitarsi ad agire prevalentemente come un comitato elettorale.
Occorre riequilibrare quella predisposizione ad oggi troppo sbilanciata a favore dell’azione elettorale intesa come avvenimento principale dell’azione di un partito.
Si può essere un “partito grande” se ci si sofferma a lungo a compiacersi dei risultati elettorali e quando questi servono prevalentemente a rafforzare l’azione del vertice. Si diventa un “grande partito” quando si favorisce la partecipazione dei cittadini alla continua elaborazione di contenuti.
Un partito che è solo grande può essere effimero. Un “grande partito” può contribuire alla crescita della società.
Un grande partito non può essere pensato come un luogo ristretto dove la proposta politica è dei soli vertici ma deve essere un laboratorio di idee, di proposte. Un luogo ideale di confronto e dibattito. Dove le azioni politiche partono dalla base. Dove il ruolo di qualsiasi tipo di minoranza è riconosciuto fondamentale. Dove si realizzi il cittadino politicamente consapevole pronto a partecipare attivamente alle scelte politiche.
Un grande partito deve avere la sua forza vitale sgorgare dal basso. Si struttura, si organizza e si concepisce in maniera tale da rimanere grande anche oltre l’esperienza politica della singola persona.

Insomma era una Assemblea nazionale con diversi argomenti di grande interesse su cui confrontarsi. O meglio, su cui ci si sarebbe potuti confrontare.
In realtà, oltre all’acclamato intervento del Segretario/Presidente CDM, ben poco spazio/tempo è stato lasciato ai contributi dei vari componenti.
I lavori, aperti da Renzi alle 11,00 sono stati chiusi dal neo presidente Orfini alle 16,00, con la conseguenza pratica che molti di coloro che erano riusciti ad iscriversi per intervenire, non hanno potuto farlo.
Credo che una Assemblea nazionale, che si riunisce solo una volta ogni sei mesi, non possa chiudersi senza aver concluso il dibattito. Ciò vuol dire che ci si aspetta che sia garantita la possibilità di intervenire, anche se per pochi minuti, a chi ha intenzione di farlo. Vuol dire anche aspettarsi che il Segretario, oltre l’apertura, abbia il piacere di condividere con l’Assemblea una sua sintesi a conclusione dei lavori.
Credo che il neo presidente Orfini vorrà prendere in considerazione per il futuro il fatto che, per prendere parte ai lavori dell’Assemblea, in tanti affrontano un lungo viaggio. E molti lo fanno non solo per ascoltare le parole dei “capi” (per quello può essere sufficiente seguire la diretta streaming da casa), ma anche per partecipare attivamente. Magari per poter condividere all’interno del proprio partito qualche piccola riflessione.
Piccole come quelle che ho voluto riprendere in questo mio (breve?) post.

RIFLESSIONI DEMOCRATICHE – Il nuovo Senato. La consapevolezza della corruzione. Un grande partito.ultima modifica: 2014-06-24T17:18:52+02:00da frafederico
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